10/03/17

Cantiere edile e POS: come le ditte esecutrici possono migliorare il coordinamento della sicurezza

di Ing. Andrea Rattacaso - Versione 1.0 ?

Nei cantieri edili il coordinamento tra le imprese è molto importante. In sua assenza, anche le imprese più scrupolose possono mettere a rischio l'incolumità dei propri addetti.

Ogni area di lavoro temporanea, che ha il fine di costruire un opera edile, è detta cantiere edile.

Come immaginerai, nel cantiere edile esistono varie tipologie di imprese: demolizione, movimentazione terra, installazione impianti tecnici, messa in opere di strutture, ecc...

Sotto questo punto di vista, ci troviamo di fronte ad una vera e propria giungla tecnica: oltre ai rischi del proprio lavoro si convive anche con quelli relativi alle attività delle altre ditte che, se non valutati, possono recare danni fatali.

Per limitare tali danni esiste la sicurezza sul lavoro, la quale abbraccia (o almeno dovrebbe) ogni aspetto di tutto il sistema cantiere, sfruttando proprio il coordinamento tra le varie attività.

Tali attività purtroppo, spesso e volentieri, mancano di coordinamento e, oltre a causare un rallentamento dei lavori, a farne le spese è anche la gestione della sicurezza, non riuscendo così a garantire l'incolumità degli addetti ai lavori.

Personalmente, ritengo che una delle soluzioni al problema sia impegnarsi per una maggiore praticità nell'uso della documentazione relativa alla sicurezza e, in particolare, del POS, ossia il piano operativo di sicurezza.



Con il POS la ditta esecutrice predispone e pianifica tutte le misure che occorrono per rendere più sicura l'attività di artigianato tecnico.

Un POS che rispetti veramente i requisiti normativi (precisamente l'allegato XV del DLgs 81/2008) è fondamentale per il coordinamento di tutte le imprese che operano nel cantiere, in quanto poi verrà utilizzato dal coordinatore per la sicurezza (CSP o CSE) insieme agli altri POS, per redigere il piano di sicurezza e coordinamento PSC.

Risulta di fondamentale importanza comprendere che:
senza un POS che descriva realmente l'attività di sicurezza di un'impresa esecutrice, il PSC diventa un documento di scarsa applicazione pratica.
Il POS dà un evidenza documentale della pianificazione della sicurezza ad un livello più specifico: con questo documento, si descrive come le misure di prevenzione e protezione generali della ditta esecutrice (consultabili nel documento di valutazione dei rischi DVR) siano contestualizzate per una particolare commessa.

È inutile quindi inserire nel POS attrezzature o materiali che poi non saranno utilizzati: se tutte le aziende adottassero questa cattiva abitudine, il coordinatore sarebbe costretto a valutare dei pericoli che non esistono.

Allo stesso modo, se esistono delle procedure tacite (ossia che si effettuano nella pratica ma non sono scritte), sarebbe giusto trascriverle e armonizzarle con le misure di sicurezza per poi menzionarle nel POS e metterne a conoscenza il CSP/CSE.

Successivamente, dopo che il CSP/CSE ha redatto il PSC, ossia dopo aver studiato tutti i POS e aver individuato i rischi dovuti ad interferenze tra le attività, l'impresa esecutrice dovrà integrare le nuove procedure di coordinamento in un aggiornamento del proprio POS.
Il POS va reso disponibile prima della redazione del PSC e aggiornato dopo le valutazioni emerse da quest'ultimo
Questo ovviamente vale anche per i sub-appalti come per qualsiasi altro appalto.

Per oggi termino qui. Con il prossimo articolo ti spiegherò il mio punto di vista su come redigere un POS, cercando di semplificare alcuni concetti che spesso vengono sottovalutati a causa della loro complessità.


Ti ricordo l'evento di Venerdì 24 marzo a Firenze, qualora ti interessasse approfondire l'argomento:





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